Vita: un’esperienza prossima della morte

Vita: un’esperienza prossima della morte

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“Non perseguire il passato. Non perderti nel futuro. Il passato è la storia. Il futuro deve ancora arrivare. Guardando in profondità la vita così com’è nell’ hic et nunc, il praticante rimane incrollabile e libero nel cuore. Oggi dobbiamo essere diligenti, perché la morte può colpire domani. Non c’è nessuna contrattazione con il Signore della morte” – The Buddha, 500 BCE (sutra 131, MajjhimaNikaya)

 Nel 1960 e 1970, la psichiatra Elizabeth Kubler-Ross e lo psicologo e medico Raymond Moody hanno giocato un ruolo fondamentale nel portare il fenomeno definito in inglese “Near Death Experience” (NDE l’esperienza prossima della morte) all’attenzione del grande pubblico e della comunità scientifica. Lo studio scientifico delle NDE – soprattutto prima del 1990 – ha incontrato un certo scetticismo tra psicologi e medici professionisti. Tuttavia, negli ultimi anni, le comunità psicologica e medica sono diventati più aperti alla possibilità che la NDE è un fenomeno vero che rientra nella gamma delle possibili esperienze umane.

La NDE è tipicamente associata ad un insieme o un modello di esperienze che possono verificarsi quando una persona è vicino alla morte (ad esempio, a causa di una malattia), quando credono di essere vicino alla morte (cioè, situazioni di pericolo di vita), o quando si trovano nel periodo tra la morte clinica e la rianimazione.1-3Le NDE spesso comportano una combinazione delle seguenti caratteristiche: un’esperienza fuori dal corpo, l’esperienza di muoversi attraverso un tunnel, la comunicazione con un essere di luce, osservazione di un paesaggio celeste, incontro con persone decedute, e / o di una revisione della vita.1-3

Piuttosto che l’approccio tradizionale di vedere l’NDE come fenomeno esplicitamente associato con la morte o la minaccia imminente di essa, qui adottiamo un punto di vista leggermente diverso, più ampio, prendendo in considerazione l’esistenza umana e la vita più in generale come un’esperienza di premorte.

Secondo la US Central Intelligence Agency4, il tasso di mortalità mondiale per il 2013 è di 7,9 morti ogni 1000 persone all’anno (cioè, 0,79%). Sulla base di queste cifre, una media di 107 persone muoiono ogni minuto. Questo significa, per rendere ulteriormente l’idea, che se sei una persona che normalmente va a letto alle ore 23.00 e dorme per otto ore, quando ti svegli alle ore 7.00 del mattino successivo oltre 50.000 persone sono morte. La morte è un evento molto comune. Non esistono casi scientificamente verificabili di qualsiasi essere senziente – umani e non – in grado di sconfiggere la morte. La causa più comune di morte è la malattia (in particolare la malattia in età avanzata). Altre cause della morte molto frequenti includono l’incidente, il suicidio e l’omicidio. Cause meno comuni di morte sono la combustione umana spontanea e la morte da colpo di fulmine (anche se queste morti potrebbero essere classificate come accidentali).

Il corpo umano è un’entità bellissima e meravigliosa – ma l’invincibilità non è uno dei suoi punti di forza. Una piccola puntura di spillo, il contatto con una padella calda, un dito intrappolato in una porta – questi sono solo alcuni esempi di come il più piccolo incidente può causare enorme dolore e disagio. In realtà, basta solo che ci sia il minimo squilibrio nell’ambiente esterno per far si che il corpo umano incominci a spegnersi rapidamente. Condizioni ambientali estreme tipo il troppo caldo, o il troppo freddo, una carenza di acqua o la mancanza di cibo possono rapidamente portare alla morte. Anche piccole situazioni come mangiare un boccone di cibo avariato, prendere un comune microbo dell’influenza, o scivolare sul ghiaccio possono portare alla morte. Infatti, in qualsiasi momento, l’unica cosa che ci separa dalla morte è un “unico respiro”. Sembra che l’essere umano disponga di un sistema di sopravvivenza che possiamo definire di “appena in tempo”, per indicare che anche il minimo ritardo nel prendere aria, acqua o cibo può essere fatale.

Dal momento in cui nasciamo, ogni singolo secondo che passa ci avvicina alla nostra morte. Il fatto stesso di essere giovani non fornisce alcuna garanzia di vita perché la morte può verificarsi a qualsiasi età. Infatti, alcune persone muoiono mentre sono ancora nel grembo materno, alcuni nell’infanzia e altri ancora durante l’adolescenza. Alcune persone muoiono nel fiore dell’età adulta e alcuni nella vecchiaia. La vita è come la sabbia che si muove attraverso una clessidra – alcune persone iniziano con più sabbia di altri, ma alla fine si esaurisce lo stesso.

Per aiutare a capire questo concetto, in modo leggermente diverso, possiamo citare gli insegnamenti buddisti che usano l’analogia del prigioniero che viene portato alla propria esecuzione e ogni singolo passo che fa si avvicina alla morte.Nasciamo, viviamo e moriremo. Tutti i fenomeni sono transitori e sono soggetti al decadimento e alla dissoluzione. Assolutamente nulla sfugge al ciclo dell’impermanenza. Il corpo umano è impermanente, gli amici e la famiglia sono impermanenti, il pianeta su cui viviamo è impermanente, e anche l’universo, in ultima analisi, cessa di esistere.

Questo è ciò che il Buddha ha detto circa la natura fugace dell’esistenza:

Questa nostra esistenza è transitoria come le foglie d’autunno. A guardare la nascita e la morte degli esseri è come guardare i movimenti di una danza. Una vita è come un lampo nel cielo, che scorre via, come un torrente lungo una ripida montagna.”

In generale, c’è una diffusa tendenza tra le persone a non accettare il concetto della morte e ad assumere anzi il convincimento che a loro non accadrà mai. Tuttavia, questa non accettazione scomparirà rapidamente quando le persone si troveranno alle soglie della morte. Quando arriva il momento, spesso molte persone provano sentimenti travolgenti come: rammarico, rabbia, paura. Infatti, al momento della morte, le persone manifestano spesso una forte fissazione e un forte attaccamento verso la loro famiglia, i loro successi, gli amici, i beni materiali, la propria reputazione e la vita. Tuttavia, quando gli ultimi granelli di sabbia sono in procinto di scivolare attraverso la clessidra – queste cose non contano assolutamente nulla e non possono essere portate con sé. Dobbiamo lasciare la vita esattamente nello stesso modo in cui siamo entrati – da soli.

Si potrebbe pensare che è inopportuno discutere la realtà della morte in modo cosi diretto e aperto come stiamo facendo in questo articolo. Tuttavia, a nostro modesto parere, prima una persona inizia ad accettare completamente che a un certo punto senza nessun dubbio morirà, e prima può iniziare a prepararsi per la morte, piuttosto che aspettare fino all’ultimo quando poi è troppo tardi.

In un articolo che è stato recentemente pubblicato sulla rivista dell’American Psychological Association journal Psychology of Religion and Spirituality,6 abbiamo discusso che imparare ad accettare la natura impermanente della vita può effettivamente essere un processo molto gratificante.

In effetti, la letteratura accademica indica che la consapevolezza dell’impermanenza può effettivamente fungere come un buffer (protezione) contro la psicopatologia. Inoltre è stato dimostrato che una maggiore accettazione e internalizzazione dell’impermanenza può aiutare nei confronti di una crescita post-traumatica.7,8

Gli insegnamenti buddhisti spiegano che una persona veramente saggia è colui che, in ogni singolo respiro e in ogni singolo battito cardiaco, è profondamente consapevole dell’incertezza della propria vita e di come la morte sia effettivamente inevitabile.5

Si ritiene che questa consapevolezza dell’impermanenza aiuta una persona a privilegiare ciò che è importante nella vita.6 I risultati della nostra ricerca indicano che coltivando una radicata comprensione dell’impermanenza si può arrivare ad una grande gioia e ci si può arricchire spiritualmente.9,10

Consentendo al concetto dell’impermanenza di infondere tutto il nostro essere, possiamo gradualmente imparare a non attaccarsi strettamente alle cose.

Questo significa che quando le persone e le cose che amiamo sono presenti, noi possiamo veramente amarle, ma quando si dissolvono possiamo lasciarli andare più liberamente. Una cosa utile da ricordare è che ogni volta che facciamo qualcosa, lo facciamo per la prima e l’ultima volta. Un momento di tempo non si ripete mai.

Riconoscere questo aspetto ci permette di dare grande significato alle cose che facciamo e diciamo. Noi non dobbiamo essere dei sonnambuli all’interno della nostra vita – non dobbiamo diventare dei cadaveri ambulanti.

Sulla base di alcune considerazioni, le NDE non sono particolarmente comuni e riguardano soprattutto quello che alcune persone potrebbero definire come esperienze “mistiche”. Tuttavia, dato che la vita è incredibilmente fragile e utilizzando criteri di definizione leggermente diversi, crediamo che ogni singolo essere senziente sta essenzialmente, in questo stesso momento, partecipando a una esperienza di premorte (NDE).

Vorremmo concludere questo post con una breve riflessione sulla morte dal titolo “una bolla nel vento”:

Una Bolla nel Vento

“La vita è come una bolla trasportata dal vento. Alcune bolle scoppiano presto, altre più tardi. Alcune scoppiano di loro spontanea volontà, altre per caso. Alcune vengono deliberatamente scoppiate. Ciononostante, in un modo o nell’altro, tutte le bolle scoppiano. La differenza tra il praticante spirituale realizzato e la persona comune, è che il praticante riconosce di non essere solo una bolla, ma anche il vento che dolcemente lo trasporta.

Quel vento non ha alcun punto di origine ed è senza meta. Soffia liberamente dove le pare. Che meraviglia!”

Ven Dr Edo Shonin & Ven William Van Gordon

References

  1. Ring, K. (1980).Life at death. A scientific investigation of the near death experience. New York: Coward, Mc Cann and Geoghenan.
  2. Lommel, P.V., Wees, R.V., &Meyers, V.,et al. (2001). Near death experience in survivors of cardiac arrest: a prospective study in the Netherlands. Lancet, 358: 2039-45.
  3. Moody, R.A. (1975). Life after Life. New York: Bantam Books.
  4. Central Intelligence Agency. (2013). The World Fact Book.Available from https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/xx.html (Accessed, 15th January 2014).
  5. (1998). The Jewel Ornament of Liberation: The wish-fulfilling gem of the noble teachings. (A. K. Trinlay Chodron, Ed., & K. Konchong Gyaltsen, Trans.) New York: Snow Lion Publications.
  6. Shonin, E., Van Gordon W., & Griffiths, M. D. (2013). The emerging role of Buddhism in clinical psychology: Towards effective integrations. Psychology of Religion and Spirituality,in press.
  7. Kumar, S. M. (2005). Grieving mindfully: A compassionate and spiritual guide to coping with loss. Oakland, CA: New Harbinger.
  8. Wada, K., & Park, J. (2009). Integrating Buddhist psychology into grief counseling. Death Studies, 33, 657-683.
  9. Shonin, E., Van Gordon W., & Griffiths M. D. (2013a). Meditation Awareness Training (MAT) for improved psychological wellbeing: A qualitative examination of participant experiences. Journal ofReligion and Health, DOI: 10.1007/s10943-013-9679-0.
  10. Shonin, E., Van Gordon, W., & Griffiths, M. D. (2013). The treatment of workaholism with Meditation Awareness Training: A Case Study. Explore: The Journal of Science and Healing, in press.

Experiencing the Universal Breath: A Guided Meditation

Experiencing the Universal Breath: A Guided Meditation

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We recently had a paper accepted for publication in the Mindfulness in Practice section of Mindfulness. The paper is entitled ‘Experiencing the Universal Breath: A Guided Meditation’. It can be downloaded (for free) by clicking here  The Universal Breath_Mindfulness 2016 EYS or by accessing the journal’s website directly: http://link.springer.com/article/10.1007/s12671-016-0570-4

The full reference is as follows:

Shonin, E., & Van Gordon, W. (2016). Experiencing the Universal Breath: A Guided Meditation. Mindfulness, DOI: 10.1007/s12671-016-0570-4.

Ven Dr Edo Shonin & Ven William Van Gordon